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IL PESCE SERRA
Scritto da Administrator   
Monday 29 October 2007

IL PESCE SERRA


Ordine: Perciformi Famiglia: Pomatomidae Genere: Pomatomus Specie: Saltatrix

IL pesce serra è  molto diffuso  lungo le coste della Calabria, dove la pesca a questo pelagico è molto diffusa, e viene praticata sia dalla costa che dalla barca con ottimi risultati.

Il suo corpo allungato ricorda molto quello della ricciola, ma la coda, invece di essere composta da due falci, è più omogenea, simile a quella della spigola. La testa è grande con il muso spiovente, la bocca è caratterizzata da due file di denti piccoli ma eccezionalmente taglienti, che gli consentono di mutilare con precisione chiairgica le proprie prede. Il serra è un predatore molto aggressivo, tanto che si presume attacchi le prede, oltre che per fame, solo per l'abitudine a uccidere. Non è raro, infatti, che dopo aver azzannato un altro pesce, lo abbandoni agonizzante senza mangiarlo.


Le sue abitudini gregarie lo portano a spostamenti considerevoli, effettuati lungo batimetriche profonde, fino ad accostare per la riproduzione in primavera. Con l'arrivo dell'estate, terminata la riproduzione, si stabilisce in aree che fino a qualche anno fa erano ben circoscritte, ma che negli ultimi anni si sono allargate a quasi tutte le coste tirreniche centro-meridionali.

Il serra sceglie una sua area di caccia e vi si stabilisce per tutta la stagione estiva, scorribandando nel sottocosta e disturbando tutti gli altri predatori, escluse le ricciole, che teme. Non di rado, lungo le coste sabbiose, si unisce alle lecce, con le quali presenta diverse affinità comportamentali. Le dimensioni medie del serra si aggirano tra i 2 e i 5 chili, ma sono stati catturati esemplari di oltre dieci chili.


Insidiato sia da terra sia da barca, il serra ama frequentare le foci dei fiumi e le dighe in prossimità delle opere portuali; inoltre non è difficile incontrarlo anche lungo le scogliere naturali specialmente durante una bella scaduta di mare.

E' evidente, quindi, che le tecniche con cui lo possiamo catturare sono molte e vanno dalla pesca a fondo a quella con il galleggiante, passando dallo spinning, una di sciplina sempre assai efficace ed affascinante. Detto questo, quale che sia la tipo e logia di pesca adottata il pesce serra si insidia prevalentemente con le esche naturali; se di grosse dimensioni, infatti, molto di rado attacca di giorno quelle artificiali, mentre durante la notte è possibile catturarlo anche con minnow e cucchiaini.

Essendo un predatore che combatte esclusivamente a galla, può essere insidiato con attrezzature ultraleggere preferendo canne lunghe e molto flessibili, per contrastarne gli improvvisi cambi di direzione e le evoluzioni a galla, abbinate a mulinelli di ridotte dimensioni.

La lenza in bobina sarà dimensionata a seconda della classe di lenza scelta, mentre per il terminale dovremo necessariamente affidarci all'acciaio, per eludere la formidabile dentatura di questo pesce.

 

PESCARE IL PESCE SERRA

 

 

 

 

Le esche vive più gradite dal serra sono le aguglie, i cefali, gli sgombri, i sugarelli e le occhiate, ma in mancanza di questi pesciolini può essere innescato un qualsiasi altro  pesce, basti sia vivo e guizzante. Non sono da escludere, quindi, salpe, boghe, menole fino ad arrivare al comune ghiozzo.

L'esca viva è preferibile innescarla con due ami ad artiglio d'aquila del 4/0, ma nel caso dell'aguglia, per i meno esperti, conviene l'uso di tre ami. L'innesco classico del pesciolino fusiforme è con il primo amo dal basso verso l'alto a chiudere la bocca e il secondo amo dall'alto verso il basso sotto pelle all'altezza della pinna caudale.


IL TERMINALE PER IL SERRA

Per eludere le formidabili mascelle del pesce serra si deve necessariamente ricorrere al cavetto d'acciaio. Si possono usare indifferentemente sia il termosaldante che il multifilo in treccia (Sevestrand), entrambi impiombati con manicotti. I libbraggi più usati sino tra le 20 e le 50 libbre. Gli ami devono essere ad altissima penetrazione e di sezione sottile, preferibilmente con punta ad artiglio d'aquila. Conviene impiombare entrambi gli ami e non rendere il primo scorrevole, in quanto sul cavetto potrebbe creare distorsioni e far lavorare male il pesciolino vivo. La distanza tra gli ami va quindi calcolata a misura, secondo la lunghezza dell'esca. L'impiombatura dei manicotti va sempre eseguita con pinze a-datte per questo scopo.


PESCA DALLA BARCA


Assai efficace la traina e in questo caso l'esca va filata ad almeno 40 metri da poppa, a galla o con una leggera piombatura nell'ordine dei 100-150 grammi, inserita a una decina di metri dall'esca. Si traina a velocità bassissime che consentano all'esca il nuoto naturale. Il freno del mulinello va tenuto alla minima trazione, chiuso appena per evitare alla lenza di fuoriuscire con l'attrito dell'esca. Una buona soluzione è quella di utilizzare una pinzetta da downrigger, fissata al mulinello o a una parte della barca in prossimità della canna. Bloccando la lenza nella pinza che si sgancerà al primo tocco, il pesce non si accorgerà della trazione del mulinello ingoiando l'esca.

Il serra, infatti, per quanto sia feroce e violento nell'attacco, è capace di dilaniare l'esca o di mutilarla senza sfiorare minimamente gli ami. Dal momento dello sgancio della pinza, con relativa partenza violentissima della frizione, bisognerà attendere che il pesce abbia preso velocità e solo a quel punto, portata la leva sullo strike o bloccata la bobina con il pollice, si ferrerà il serra in fuga. Come accennato questo pesce è molto attivo anche di notte.

Le condizioni e le zone sono le stesse, ma lo si può insidiare anche con esche artificiali, come minnow galleggianti o affondanti e cucchiaini martellati. La velocità della barca deve essere più sostenuta ( 4-5 nodi) anche per dar modo alle esche di perlustrare una zona più ampia.

Ultimo aggiornamento ( Monday 29 October 2007 )
 
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