PESCARE IN CALABRIA - CALABRIA PESCA COM - PESCA DALLA BARCA - PASSINE BOLENTINO PESCARE IN CALABRIA - CALABRIA PESCA COM

PESCA DALLA BARCA - PASSINE BOLENTINO
Scritto da Administrator   
Saturday 19 January 2008

IL BOLENTINO È UNA TECNICA ANTICHISSIMA PRATICATA PRINCIPALMENTE DA CHI AMA IL MARE E LA BARCA. POCO IMPEGNATIVA, È IN GRADO DI REGALARE RICCHI E COLORATI CARNIERI IN OGNI STAGIONE

Le belle giornate con il mare calmo sono l'ideale per impostare le uscite a bolentino. Nonostante il periodo caldo e il mare più affollato, i pesci sono sempre ben disposti ad abboccare alle nostre lenze. Con costanza, e sondando vari tipi di fondale durante la stessa battuta, ci si può confrontare con pesci delle più svariate specie, dai nobili sparidi, ai labridi, ai piccoli e onnipresenti serranidi come le perchie. Le sorprese rimangono comunque una costante, e qualche bel pesce solitamente non mancherà di fare capolino nel nostro carniere. La giornata incomincerà all'alba, cercando di essere già in pesca ai primi bagliori di luce. Le poste da preferire in questi orari sono le scogliere sommerse con profondità oscillanti tra i 15 e i 30 metri, le praterie di posidonia con le stesse batimetriche e i dintorni delle secche. La preda per eccellenza è il sarago, solitamente il testa nera e il più pregiato sarago reale e non è raro, specialmente nel sud Italia, l'incontro con qualche magnifico pizzuto.

In queste ore l'attività dei pesci è frenetica, ma si esaurirà nel giro di poco tempo, quindi è essenziale agire con rapidità per non perdere nessuna occasione. Una volta sul posto buono alle prime allamate importanti, bisognerà calare in acqua un segnale zavorrato in modo da rimontare sulla posta quando lo scarrocciare della barca causato dalla corrente, ci farà perdere il contatto con i pesci.

Ancorarsi può essere una soluzione, ma spesso andare alla deriva è più produttivo e più movimentato.

Niente luci in acqua

E ora di sfatare il mito che per attirare il pesce, sia per forza necessario ricorrere a grossi fari puntati verso l'acqua.

Dopo anni di battute notturne, ci siamo resi conto che le luci attirano si, sgombri, lanzardi e sugarelli ma, pesci più sospettosi come tutti gli sparidi e le palamite se ne stanno alla larga, perchè associano il rumore dei generatori e le luci ad un potenziale pericolo.

Senza problemi quindi ad operare con il buio salvo per le luci frontali che, in ogni caso, non andranno mai puntate verso il mare.

Palamito, passione mediterranea

Chi ama la pesca dalla barca, spesso va in mare di buon ora e, prima di iniziare il bolentino, decide di armare e calare un palamito. Di norma, questa operazione non si fa da soli, ma in compagnia di amici che aiutano a compiere alla perfezione le varie fasi: innesco, calata e salpaggio. A proposito del palamito, l'orata è uno dei pesci più ricercati proprio con questa tecnica.

A seconda delle regioni la si pesca dall'estate piena fino a tutto l'autunno. Nelle isole, però, anche l'inverno è valido, ma le esche vanno calate a grande profondità che può arrivare anche a 40 metri.

Da dove calare le lenze

La scelta, dove calare le esche seguirà l'evoluzione di esperienze personali; infatti, è solo provando che riusciremo ad individuare la posta giusta. In ogni caso, ci orienteremo, osservando il fondale, andando a cercare, le zone miste. A seconda del fondale, useremo dei terminali specifici; ad esempio, sulla posidonia, adotteremo il classico bolentino con piombo finale e due, tre ami sopra di esso, valutando di pescare sopra e non fra le alghe. Sulla roccia piatta, invece, useremo anche l'amo pescatore, un terminale lungo anche un metro, posto sotto il piombo.

Cambio zona di pesca

Quando non si avvertono mangiate, conviene cambiare zona, perché questa tecnica non richiede particolari accorgimenti: è sufficiente calare sul fondo, alzare di un metro o due il terminale, ed attendere le mangiate che si avvertono con dei colpi sul cimino e con delle piegate dello stesso.

Pescando con più ami, salvo piegate decisamente evidenti,conviene aspettare che più pesci attacchino le esche e quindi rimangano allamati . Useremo finali con braccioli del diametro dello 0,18/0,20, lunghi 20 centimetri distanti fra loro di 30 centimetri. Sul mulinello avremo imbobinato un monofilo del diametro minimo dello 0,25/0,30. Gli ami potranno variare dallo 0,8 allo 0,12 a seconda dei pesci presenti in zona e l'esca che inseriremo.

A tal proposito, questa potrà essere a base di gamberi sgusciati, vermi, pezzetti calamaro eccetera. Tutti i sapori del mare.

LA TIPICA PESCA ESTIVA CHE PUÒ FARCI GUSTARE I PESCI APPENA CATTURATI, CHE MANTENGONO INTATTI I SAPORI DEL MARE

A fondo sulla roccia

Con l'avanzare del giorno, i fondali rocciosi rifioriscono di vita, forse addirittura troppo e la scena viene dominata dai pesci di fondo come le donzelle, i tordi, le perchie e tante altre specie che non danno il tempo a pesci ben più pregiati di giungere sulle esche.

Il divertimento è assicurato ugualmente, ma per garantire qualche nobile preda bisognerà cercare dì distrarre, questi piccoli pesci con un escamotage. Dovremo usare la "mitraglietta" o Sabiki.

Questa altro non è che un terminale già confezionato, acquistabile nei negozi di pesca che reca una serie di ametti sormontati da alucce fosforescenti.

Via con la mitraglietta

Inseriremo un piombo terminale e legheremo la mitraglietta al filo della nostra canna, quindi la caleremo sul fondo e la alzeremo di un paio di metri, muovendola in su e giù.

Questo movimento richiamerà a sé tutta la minutaglia e ci farà fare anche diverse catture.

Pesca tu e pesco io

Se saremo più di uno in barca, a turno, ci dovrà essere un "sacrificato" che si dedicherà alla cattura di questi pesci, mentre le altre lenze dovranno pescare con esche compatte e resistenti rivolte a ben più importanti prede e ambizioni.

Bolentino col "botto"

Può capitare che pescando i bolentino, particolarmente in estate, qualche predatore richiamato sia dal movimento dei pesci sotto la barca, sia dalla pastura, faccia delle veloci scorribande tranciando il terminale e afferrando la preda appena catturata. In questi casi, se a bordo abbiamo la giusta attrezzatura, potremo semplicemente cambiare tecnica e provare con lo spinning. Sarà sufficiente una cannetta e un artificiale: minnow o cucchiaino che sia. Qualche lancio con veloci recuperi a volte potrà riservarci delle gradite sorprese a base di barracuda -sempre più presenti nei nostri mari- lampughe, pesci serra e altro ancora... con grossi denti.

L'ora della sabbia

Quando il substrato sabbioso viene raggiunto dai raggi solari, il risveglio dei microrganismi attira numerose specie di pesci. Noi ci faremo trovare pronti, e abbandonata la roccia, orienteremo i nostri tentativi in relazioni al nuovo ambiente. Qui troveremo le onnipresenti mormore, le pericolose -ma gustosissime tracine, e in alcune fortunate zone i pesci pettine. Quest'ultimi, sconosciuti in molte parti d'Italia, sono molto comuni nel tirreno meridionale dove sono ricercatissimi per la loro carne bianca e soda. Occasionalmente potranno capitare anche pesci piatti come i rombi, che contribuiranno ad arricchire il palmares delle specie catturate.

Attrezzature e terminali

Le canne saranno tipiche da bo-lentino leggero, la cui lunghezza sarà in relazione alla grandezza della barca. Sono da preferire in ogni caso quelle intorno ai tre metri, con azione massima di 100 grammi, possibilmente di punta e vette intercambiabili. I mulinelli, imbobinati con uno 0,25/0,30, saranno del tipo a bobina fissa. Sono da preferire quelli non eccessivamente veloci in quanto risultano più potenti rendendo i recuperi più agevoli. I terminali saranno quelli classici con tre ami a bandiera, diversificati a seconda delle prede e degli ambienti di pesca. I braccioli saranno collegati al trave con il più classico snodo a tre vie, o con il famigerato perlina-girella-perlina. Peri fondali rocciosi pescheremo con braccioli 0,20/0,22 e lunghi 30/40 cm e ami del n° 8/10. Sulla sabbia opteremo per uno 0,16/0,18 e ami del n° 12.

Sui fondali medio alti

Chi possiede imbarcazioni idonee, o chi ha la fortuna di pescare in luoghi dove vicino alla costa si raggiungono profondità che oscillano dai meno cinquanta ai meno cento metri, potrà realmente andare incontro a gradite sorprese. A queste profondità sorgono fondali di natura diversa: scoglio, corallino, sabbia, fango e, proprio in relazione alla morfologia del territorio marino, adotteremo tecniche e strategie differenti.

Anche le secche in mezzo al mare o i relitti, rappresentano il nostro obiettivo finale. In questi luoghi, infatti, si può trovare sia il pesce di scoglio come i grossi scorfani rossi, sia i pesci pregiati come pagelli, tanute, saraghi, paraghi, eccetera. Per pescare nel punto preciso, che avremo individuato grazie all'ecoscandaglio, dovremo effettuare l'ancoraggio, alla base del successo o del fiasco finale. Infatti, se non valuteremo bene la corrente o il vento superficiale, non riusciremo mai a calare le esche nel punto esatto, ovvero sulla caduta laterale al cappello della secca. Una volta ancorati, inizieremo a pasturare con i pasturatori a sgancio, che apriremo proprio in prossimità del fondo.

Quale attrezzatura?

L'attrezzatura pescante dovrà essere robusta, con canne potenti, rigide, con azione di punta molto sensibile. Nel mulinello imbobineremo un microfibra da 30 Ibs, o un monofilo dello 0,50/0,60.

Come terminale useremo il classico a tre ami con braccioli lunghi dai 70 ai 100 centimetri di spessore oscillante dallo 0,25 allo 0,35. Le esche migliori sono sia il totano sia la sardina innescati a pezzi o a metà a seconda delle mangiate e delle prede presenti in zona. Oltre alla pesca ancorata, l'altra tecnica, più varia e più dinamica, è quella a scarroccio, destinata alla cattura dei pagelli. Scarrocciando trasportati dalla corrente o dal vento si riesce a testare più zone e quindi a far aumentare le possibilità di incontro coi pesci. Il terminale sarà composto da tre braccioli di misura variabile dallo 0,25 allo 0,30, lunghi sui 50 centimetri e distanti l'uno dall'altro di 60/70 centimetri. Scarrocciando, aumenteremo la piombatura fino a raggiungere i 200, 300 grammi a seconda dell'intensità della corrente e del fondo. Le esche migliori sono le stesse, con un occhio di riguardo verso il gambero fresco di paranza e il cannolicchio.

Ultimo aggiornamento ( Saturday 19 January 2008 )
 
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