LA PESCA DALLA BARCA (BOLENTINO) |
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Friday 25 May 2007 | |
Bolentino dalla barcaPescare in calabria www.calabriapesca.com
La tecnica del bolentino: le cui origini si perdono nella notte dei tempi, vanta una lunga tradizione radicata un po' ovunque lungo le nostre coste. Ancora oggi un numero notevole di appassionati, servendosi di una modesta imbarcazione, si dedica a questa metodo di pesca, che offre garanzia di successo nei confronti di diverse specie ittiche. La preferenza accordata da tanti sportivi al bolentino dipende anche dalla sua praticità che permette un rapido apprendimento anche a chi si avvicina per le prima volta al mondo della pesca. Sostanzialmente il bolentino si esegue con un corpo di lenza al quale viene collegato un terminale recante braccioli con ami e una zavorra finale, che permette la discesa del corpo lenza sul fondale marino. L'azione può essere effettuata sia con la canna sia a mano: in quest'ultimo caso il pescatore può vivere l'esperienza di percepire direttamente sulle dita della mano l'abboccata del pesce. La variabilità dei fondali e la loro profondità determinano i diversi tipi di bolentino. Il periodo più redditizio per questo tipo di pesca va dai primi caldi primaverili fino all'autunno avanzato.
La pesca con il bolentino a mano è tutt'oggi largamente diffusa lungo i nostri litorali. Un filo, un piombo e un amo tutta qui l'attrezzatura necessaria per esercitare un sistema di pesca antico quanto l'uomo. Si pratica senza canna, con il nylon avvolto in un sughero molto spesso. L'azione è molto semplice si fa scendere la lenza in profondità e quando si sente il piombo toccare il fondale si recupera il filo per una decina di centimetri, mettendolo in tensione per avvertire meglio tra le dita la tocca del pesce. Nel bolentino esiste infatti un perfetto legame tra pescatore e preda, in quanto ogni abbocco viene esattamente percepito dal bolentinista grazie alla sensibilità della lenza. Quest'ultima è composta da un corpo lunga un centinaio di metri, al termine del quale si trova una girella con moschettone. a cui viene collegato un calamento di sezione inferiore a quello della lenza madre. La lunghezza del terminale dipende dal numero degli ami che s'intendono montare in derivazione, con dei braccioli costruiti con lo stesso filo del calamento e di lunghezza compresa fra i 10 e i 20 centimetri. Al termine del calamento si inserisce una girella con moschettone, alla quale verrà applicata la zavorra di piombo. Per realizzare una buona montatura da bolentino occorre scegliere con cura tutti i componenti. Per gli ami generalmente ci si orienta verso i tipi diritti. a paletta, nelle misure dal n. 1 al n. 9 a seconda dei pesci che si vogliono insidiare. anche la misura dei fili cambia in base alle dimensioni delle prede. Per i piombi è consigliabile scorrere a zavorre variabili in relazione alla profondità e alla corrente. L'intera montatura del bolentino viene raccolta sopra un sughero robusto, di forma rettangolare e spesso 2-3 centimetri: è preferibile impiegare un sughero naturale, perché dà maggiori garanzie di durata e non tende a restringersi sotto la trazione del filo quando viene arrotolato.
Anche se il bolentino a mano è molto economica molti pescatori preferiscono munirsi di canna e mulinello, mantenendo intatti i restanti componenti previsti per la lenza a mano. Un recupero più veloce, evitando grovigli di lenza che si creano nel recupero a mano, è senza dubbio il motivo che giustifica tale scelta. La canna, di lunghezza compresa fra i 3 e i 4 metri, deve essere in fibra di carbonio. materiale che conferisce all'attrezzo una straordinaria leggerezza e un'elevata sensibilità. Esistono n commercio canne specifiche per il bolentino. caratterizzate da un'azione di punta e da cimini supersensibili, in grado di rivelare con prontezza anche le tocche più delicate. I mulinelli devono essere robusti e nello stesso tempo leggeri. Per far fronte alle diverse situazioni di pesca, è sempre opportuno impiegare quelli con bobine intercambiabili. in modo da disporre di diverse lunghezze del corpo di lenza. nonché di diametri adeguati alle specie ittiche che si intende affrontare.
Per praticare questa attività è suf`iciente disporre di un'irnbarcazione di piccole dimensioni, purché comoda e stabile per rendere più gradevole la pesca. Natanti come gozzi o piccole lance sono in grado di coprire interamente le esigenze di questa pesca. Nel bolentino costiero risulta determinante conoscere con precisione la natura dei fondali: zone molto produttive sono quello a fondale roccioso o a fondale scuro, indizio di vegetazione subacquea. La conformazione della costa dinanzi alla quale si vuole mettere in pratica questa pesca è un indicatore importante: il fondale antistante le caste alte e rocciose, ad esempio, sarà altrettanto denso di rocce e di massi sommersi; ugualmente agevole sarà il riconoscimento di fondali antistanti spiagge sabbiose o ghiaiose. In ogni caso, per riuscire a ottenere buoni risultati, é determinante saper localizzare le poste buone dove calare le lenze. Diventa casi necessario individuare sulla terraferma dei punti di riferimento, in modo da poter ritrovare con faci!ità le zone più pescose: occorre memorizzare quattro punti fissi, facendo passare tra loro due rette, il cui punto d'incontro determina, con una certa approssimazione, la posta ricercata. Le ore migliori per prati-care il boientino costiero sono generalmente quelle del primo matti-no e quelle centrali della giornata.
Nel bolentino costiero, che solitamente si pratica fino a una profondità di 25-30 metri, conviene utilizzare un'attrezzatura non molto pesante, composta da una canna di lunghezza intorno ai tre metri e fornita di un mulinello ben proporzionato e con bobina piuttosto capiente. Per i terminali ci si può orientare su un calamento formato da uno spezzone di nylon dello 0.30, con tre braccioli dello 0,22-0,25 disposti sopra una zavorra di peso variabile dai 20 ai 50 grammi a seconda dei fondala e delle correnti. Un altro finale da prendere in considerazione per questa tecnica è quello "alla genovese", con la zavorra posizionata fra l'ultimo amo e il primo bracciolo; per questo calamento, indicato specialmente per fondali rocciosi. si possono elaborare diverse soluzioni, con calamento e bracciolo a sezione unica del Ic 0,30-0,25, oppure con sezioni di nylon inferiori che prevedono calament cello 0,22-0,18 e braccioli dello 0,18-0,14. L'azione di pesca presuppone [importante fase preliminare della ricerca delle zone più producenti e del successivo ancoraggio dell'imbarcazione, predisponendo gli inneschi adeguati alle prede che si intendono insidiare. Nel bolentino ie esche di maggior successo sono sicuramente i gamberi, ma possono andare bene anche altri richiami, come vermi, tremoline, piccoli segmenti di totani, calamari e, in talune circostanze, anche filetti di sarda. Dopo aver effettuato gli inneschi, si cala in mare il bofentino, depositando la zavorra sul fondale per poi recuperare il fila finché la lenza non rimane ben tesa, in modo da poter avvertire gli attacchi del pesce. Sarà il pescatore, con movimenti di richiama e di rilascio della lenza. a rendere più invitanti le esche. Pescando con la lenza a mano, al momento dcll'abbocco, chiaramente avvertibile con ;I filo perfettamente in tensione, si dovrà rispondere con un incoccio pronro e deciso: iniziandc un recupero regolare e continue. Adoperando invece canna e mulinello. ci si dovrà affidare ai movimenti del vettino. Con una lunga pratica ci pesca si impara a distinguere le strategie d'attacco delle varie specie marine, ognuna delle quali ha un suc modo di mangiare l'esca presentata sul fondale. Scandagliando i fondai con questa tecnica, le prede più ricorrenti sono le donzelle, i saraghi. tordi e gli scorfani, mentre nella pesca a mezzofondo c più facile imbattersi in pesci quali sgombri, sugarelli, boghe o occhiate.
Dopo aver acquisito le prime esperienze nel bolentino sattocasta, si avverte inevitabilmente il desiderio di tentare la fortuna in acque più profonde, nella speranza di realizzare consistenti cestini di paraghi, gallinelle e saraghi: sono queste, infatti, le prede che s'i possono incontrare in fondali compresi fra i 30 e gli 80 metri, la cui esplorazione richiede l'uso di un-attrezzatura specifica. La canna ideale ha una lunghezza intorno ai 4 metri ed è capace di recuperare zavorre fino ai 200 metri. Il mulinello deve essere ràbusto e adatto a contenere una lenza madre di diametro compreso fra 0.35 e 0,45. Il terminale prevede l'utilizzo di un piombo finale a base quadrata o conica: del peso variabile dai 100 ai 200 grammi: e di alcuni braccioli muniti di robusti ami forgiati dei numeri 2-4, a seconda della mole delle prede. Le esche più redditizie sono i gamberi e i totani, ma validi richiami possono rivelarsi anche le tremoline, le arenicole e gli altarelli. II bolentino di media profondità richiede una buona conoscenza dei fondali, per cui è indispensabile l'uso di un buon ecoscandaglio per individuare i punti più fruttuosi. L'azione di pesca, che si effettua in deriva facendo scarrocciare l'imbarcazione, richiede una certa prontezza di riflessi per cogliere, sia pescando a mano che con la canna, le tocche della preda. spesso appena percettibili. All'attacco del pesce occorre ferrare prontamente per garantire una buona penetrazione dell'amo nella bocca. per poi iniziare il recupero con una certa determinazione. Quando il pesce punta sul fondo è bene concedere filo, per poi recuperare velocemente non appena ci si accorge della sua risalita verso la superficie dell'acqua.
II bolentino di profondità, praticabile a diversa distanza da riva in fondali che superano i 150 metri, è rivolto ad esemplari di taglia superiore alla media cernie, pesci San Pietro, sugarelli di grosse dimensioni, gallinelle e pesci castagna sono le prede più comuni. Naturalmente, per praticare un sistema di pesca che richiede lunghe ore di appostamenti in mare aperto e veloci rientri quando le condizioni del mare si fanno ostili, sarà necessario ricorrere a un'imbarcazione che abbia come caratteristiche un'elevata affidabilità (doppia motorizzazione), un'ottima velocità, una certa stabilità in condizioni di mare avverso e interni dotati di ampi pozzetti e di cabina ben riparata. Fondamentali, inoltre, sono ur ecoscandaglio con almeno 300 metri di portata e i salpabolentini elettrici, frutto delle più recenti tecnologie produttive, che evitano al pescatore stressanti fatiche per recuperare lenze immerse a grande profondità. La lenza madre più adatta à in monofilo di nylon o in cordoncino di dracon. di lunghezza variabile dai 600 agli 800 metri e di diametro di 0,90-1.20. II calamento è rappresentato da uno spezzone di monofilo dello 0,70 !ungo alcuni metri, mentre, per quanto riguarda i braccioli, la cui lunghezza può essere compresa fra i 15 e i 25 centimetri, occorre affidarsi a monofili di spessore variabile dallo 0,50 allo 0,60; per la loro armatura si adoperano ami del n.1-0-1 di tipo forgiata. La zavorra da applicare a questo calamento deve essere diversificata a seconda della corrente; generalmente vengono impiegate piombature variabili dai 400 ai 600 grammi, di forma piramidale, conica e sferica. Per quanto riguarda le esche, la sardina fresca. tagliata e innescata a pezzi, rappresenta un richiamo irresistibile, a condiziono che passa reggere bene sull'amo. Come esche alternative si possono utilizzare i calamari, i totani tagliati in piccole strisce o trance di boghe e di menale, le cui carni sode si prestano in modo ottimale per l'innesco.
Nel bolentino di profondità è importante riuscire a individuare le zone di mare più favorevoli. La preziosa collaborazione dei pescatori più esperti o le indicazioni fornite dalle carte nautiche o da pesca possono essere di valido aiuto, anche se il mezzo più utile rimane un ecoscandaglio piuttosto preciso, con cui si possono individuare poste redditizie, come le sec-che e i relitti. È meglio iniziare a pescare nelle prime ore del mattino, per cui diventa indispensabile calcolare bene il tempo di arrivo nella posta pre-scelta. onde svolgere con accuratezza tutte le operazioni preliminari. Arrivati sul punto designato, dopo aver spento i motori e messo l'imbarcazione in deriva, si calano le lenze in mare, facendo toccare la zavorra sul fondale. Sollevando leggermente la lenza con il caratteristi-co movimento del pescatore da bolentino. si opera in modo che il piombo tocchi e non tocchi il fondo. attendendo l'abboccata dei pesce. Appena si avverte le prima toccata s: ferra prontamente, lasciando poi l'attrezzo in pesca alcuni secondi, per provvedere subito dopo a recuperare con il salpabolentino. Utilizzando numerosi ami si possono realizzare copiose catture: spesso. però. risulta utile attendere che per ogni calata si verifichino più abboccate. in modo da avere maggiori probabilità di issare a bordo più esemplari. Non é raro l'incontro con pesci di grossa pezzatura: questa eventualità suggerisce di tenere sempre a portata di mano un finale adatto a simili eventi, possibilmente in cavetto d'acciaio. |
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Ultimo aggiornamento ( Friday 25 May 2007 ) |
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